La violenza sulle donne è una delle emergenze sociali più gravi in Italia. Casi come quello di Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta l'11 novembre 2023, sono diventati il simbolo della lotta nazionale contro la violenza di genere. Tra le altre tragedie, c'è l'omicidio di Giulia Tramontano, incinta di sette mesi e uccisa dal compagno con 37 coltellate.
Di fronte a questa realtà, la politica ha reagito con una proposta di modifica all'articolo 609 bis del codice penale per ridefinire il concetto di consenso. Questo sforzo legislativo è affiancato dall'impegno delle famiglie delle vittime, come Gino Cecchettin, che ha dato vita a una fondazione dedicata a diffondere l'educazione all'affettività nelle scuole.
Sono molte le testimonianze personali di donne sopravvissute o direttamente colpite: a Verissimo, Alessandra Cuevas ha raccontato gli abusi subiti da bambina e di come la madre, Teresa, fu uccisa per non aver ritirato la denuncia. E come ha ricordato Antonietta Gargiulo, sopravvissuta alla strage di Cisterna, la violenza spesso "inizia sempre dai linguaggi".
La Camera dei Deputati ha approvato all'unanimità una norma volta a modificare l'articolo 609 bis del codice penale, che disciplina il reato di violenza sessuale. La norma introduce il concetto di "consenso libero e attuale". Il consenso deve essere dato volontariamente (libero) e mantenuto per tutta la durata del rapporto (attuale). Se una delle parti decide di interrompere l'atto, l'altra deve fermarsi, altrimenti si configura la violenza sessuale, anche se il rapporto avviene all'interno di una coppia convivente.
Alessandra Cuevas ha ripercorso a Verissimo la sua storia di abusi, iniziati quando aveva circa otto anni e perpetrati dal padre di due sue amichette. La madre di Alessandra rifiutò di ritirare la denuncia, respingendo anche un'offerta di 125mila euro: fu uccisa da due sicari nel 2010.
L'avvocata penalista Solange Marchignoli, raccontando la sua vicenda personale a Dentro la notizia, ha sentito il dovere di esporsi per dimostrare che non si deve provare "paura o vergogna" nel raccontare tali fatti: "Bisogna denunciare, la giustizia esiste e può proteggerci".
Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, ha trasformato il dolore per l'omicidio della figlia in un impegno attivo contro la violenza di genere attraverso la Fondazione Giulia Cecchettin. A È sempre Cartabianca, Cecchettin si è detto "sconfitto come membro di questa società" di fronte alla persistenza del fenomeno, che coinvolge anche i giovani.