Le baby gang sono gruppi di minori che agiscono con una logica di branco, armati e spinti da un senso di impunità.
Stiamo assistendo a un'escalation di violenza giovanile che investe il territorio nazionale da nord a sud, con episodi sempre più gravi che comprendono aggressioni a persone indifese, rapine e atti vandalici sistematici.
In alcune zone di Treviso, città con il record nazionale di reati commessi da minorenni, risse e aggressioni sono diventate la norma. Lo stesso schema si riproduce nelle piccole realtà come Statte. In questo comune pugliese, una coppia di anziani fragili è stata perseguitata per mesi da ragazzini di appena 11 anni.
Alla radice vi sarebbe una cultura che normalizza la violenza, un facile accesso alle armi e la percezione che ogni azione rimarrà senza conseguenze reali. Un'arma, in questo modo, diventa uno status symbol e un'affermazione di superiorità su chiunque.
La cultura trap fornisce la colonna sonora a una realtà dove la violenza è norma. Il trapper Mehant spiega a Dritto e Rovescio come la musica trap rifletta e, in un certo senso, convalidi la vita di strada, dove la necessità di proteggersi porti molti a girare armati, considerandolo un patto con la strada non negoziabile: "Quello che io faccio vedere nei video è quello che io passo tutti i giorni".
Alcuni membri di una baby gang ammettono di procurarsi armi sul mercato nero per regolare i conti e dimostrare la propria superiorità, agendo con indifferenza verso le conseguenze e le autorità.
Procurarsi una pistola sul mercato nero, spiegano alcuni alle telecamere del programma di Rete 4, sarebbe un'operazione da non più di €200: "Ormai sì, tutti girano armati", confessano.
Treviso è la prima città in Italia per crimini minorili e alcune zone vivono sotto l'assedio di risse, spaccio e degrado: "Rischi di prenderti una coltellata se guardi qualcuno negli occhi nel modo sbagliato", spiega una donna a Fuori Dal Coro.
Questi gruppi stazionano nelle vie centrali bivaccando e consumando alcolici, creando un clima di assedio che rende alcune zone completamente "off limits" per i cittadini e i coetanei non affiliati alle baby gang.
Tra le vittime c'è Francesco Favaretto, accoltellato a morte e preso a bottigliate da un gruppo di minorenni dopo una lite in pieno centro. Il ragazzo è deceduto dopo undici giorni.
Anche a Verona le baby gang, composte da gruppi molto numerosi, occupano le piazze e le vie del centro, dove un ristoratore è stato aggredito e pestato dopo che una rissa è scoppiata improvvisamente davanti al suo locale.
Anche a Milano ci sarebbe un'escalation di violenza e insicurezza. L'attività delle baby gang è visibile ad esempio nella zona dei Navigli dove sono presenti atti di violenza gratuita contro passanti e turisti.
Le bande, composte da giovani tra i 10 e i 20 anni, rovesciano cassonetti, lanciano bottiglie di vetro e utilizzano spray al peperoncino contro i passanti. È sempre Cartabianca documenta il momento in cui due turisti vengono assaliti e presi a calci dopo che un gruppo di giovanissimi si era avvicinato per rubare una bottiglia.
Il fenomeno si trova anche in altre aree nevralgiche della città, come via Padova, dove le bande agiscono spesso senza un reale movente economico: la violenza non sarebbe finalizzata al furto, ma scaturita dalla voglia di creare disordini.
A Statte, in provincia di Taranto, la violenza delle baby gang si manifesta contro una coppia di anziani, lui malato oncologico e lei disabile. Per mesi avrebbero subito un assedio da parte di ragazzini tra gli 11 e i 12 anni. La loro casa sarebbe stata bersagliata con petardi, sassi, bottiglie e lattine.
Le aggressioni sarebbero iniziate dopo la loro richiesta di abbassare il volume della musica durante feste notturne. Per vendetta, gli adolescenti più grandi avrebbero reclutato i più piccoli per la rappresaglia. L'intervento delle forze dell'ordine avrebbe infine portato al deferimento di nove giovani. L'accusa sarebbe quella di stalking, formalizzata dalla procura minorile di Taranto.