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Il racconto
08 ottobre 2021

Bebe Vio: “A Tokyo non stavo bene, svenivo di nascosto”

La campionessa si è raccontata in un'intervista al Corriere della Sera

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Bebe Vio: “A Tokyo non stavo bene, svenivo di nascosto”
Bebe Vio alla cerimonia in Quirinale (foto Ansa)

Bebe Vio racconta, in un'intervista al Corriere della Sera, la sua esperienza alle Paralimpiadi di Tokyo e rivela di aver avuto dei problemi di salute che non ha voluto rivelare a nessuno, nemmeno ai suoi genitori. Prima della partenza la campionessa si era infortunata al gomito. "Ho tirato una botta così forte che mi è quasi uscito il gomito... Un infortunio serio. A un certo punto pareva tutto finito. Quel braccio mi era completamente morto", racconta. Un'esperienza molto dolorosa che ha compromesso la sua salute. Prima di partire "avevo perso dieci chili, il braccio con cui tiro era magro magro, svenivo e vomitavo. Così sono arrivata ai Giochi di Tokyo. Svenivo e vomitavo", afferma Bebe Vio. "Una gara di scherma è composta da alcuni match la mattina, altri al pomeriggio. Faticosissimi. Il mio corpo proprio non era in grado di reggerli, fisicamente. Durante un match l’adrenalina è talmente alta che non senti dolori ma appena finivo il match mi prendevano per la collottola del giubbetto elettrico e mi portavano via perché svenivo. Non potevamo far vedere che stavo male in gara. È uno sport di combattimento, non puoi dire al tuo avversario che stai male. Vomitavo e svenivo", racconta. Bebe Vio afferma di aver nascosto la verità sul suo stato di salute persino ai suoi genitori. "Se loro avessero saputo tutto mi avrebbero bloccata subito", dice. E palando invece della sua squadra. "Durante la gara individuale il medico della nazionale è venuto più volte a dirmi basta, per me è finita qua. Il gomito non c’era più, era gonfissimo, rosso, non riusciva a star fermo, tremavo tutto il tempo, piangevo", afferma. Ma nonostante il dolore e le difficoltà, la campionessa è andata avanti, conquistando l'Oro nel fioretto femminile. Nell'intervista al Corriere della Sera, inoltre, parla dei vaccini e ricorda quando un medico sconsigliò a sua madre di somministrarle quello contro la meningite: "Disse a mia madre: Signora, non vaccini assolutamente i suoi figli. Che doveva fare mia mamma? Si è fidata. È andata così. Sono viva solo perché un infermiere, in ospedale, riconobbe il male che aveva colpito due anni prima un bambino di Mestre, Pedro. Sennò...".

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