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LA STORIA
01 dicembre 2022

Fabio Basile, la forza di un campione

Dalla polmonite fulminante che lo ha colpito da bambino ai successi nel judo, al dolore per la morte del fratello, a Verissimo il racconto di Fabio Basile

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Fabio Basile si racconta sabato 3 dicembre a Verissimo, e ripercorre con Silvia Toffanin i momenti più intensi della sua vita e della sua straordinaria carriera nel judo, coronata dall'oro olimpico nel 2016, ma segnata anche da alcuni momenti difficili, dalla polmonite fulminante che lo ha colpito da bambino, per la quale ha rischiato la vita e della quale il campione parla nel suo libro L'impossibile non esiste, alla morte del fratello Michael, scomparso un anno fa.

La storia di Fabio Basile

"In questo libro racconto tutto ciò che mi è successo fin da bambino, il perché ho un carattere che non ha eguali, e soprattutto parlo di come essere forte nei momenti di difficoltà", aveva scritto su Instagram lo scorso anno, in occasione dell’uscita del suo libro, Fabio Basile, 28 anni, che da bambino era stato ricoverato in ospedale per una pleuropolmonite da stafilococco. "Quando avevo 4 anni mi ammalai di pleuropolmonite da stafilococco e i dottori mi avevano dato tre giorni di vita. È stato il periodo più difficile della mia vita", aveva raccontato il campione nel 2018 a Verissimo. “Sembra impossibile essere qui a parlare con te. Il dottore che mi ha curato mi ha salvato la vita con un antibiotico degli anni '70. Sono stato 40 giorni in ospedale e mi ricordo che non respiravo, sentivo che stavo per morire. Ricordo anche i pianti di mia madre. Quando vedi la morte vicina ti scatta qualcosa dentro; una volta che superi una cosa del genere superi tutto nella vita", aveva detto Fabio Basile a Silvia Toffanin. "I medici erano molto pessimisti. La prima volta che ho colto le parole: Non possiamo sapere se ce la farà, mi sono spaventato. Poi ci ho ripensato, e ho deciso che ce l'avrei fatta. Dovevo farcela. Per forza. Morire a quattro anni non era nei miei piani, ma pareva proprio che sarebbe andata così. Di nascosto da me, tutti piangevano", racconta nel suo libro il campione, che è nato a Rivoli, in Piemonte, il 7 ottobre del 1994. "Ero ricoverato da trenta lunghissimi giorni, quando il dottore decise di tentare l'unico antibiotico che non mi era stato ancora somministrato: Non lo usiamo più dagli anni Settanta perché è superato, ma tentar non nuoce, aveva spiegato il medico ai miei genitori. E mi riempì di penicillina". "Mia madre scese al piano terra per prendere un caffè e al bar incontrò una donna che aveva visto di sfuggita nell'ala del reparto dedicata alla fibrosi cistica e vollero raccontarsi le loro storie. Quella donna aveva già perso un figlio e stava per perdere il secondo. Era disperata ma fece forza a mia madre: Di polmonite suo figlio guarirà, le disse, e le regalò un santino dell'arcangelo Michele: Non ha potuto salvare i miei, ma salverà il tuo bambino", continua Basile nel suo libro. "Secondo mia madre a salvarmi è stato proprio l'arcangelo Michele, che, per combinazione, è il patrono di Rosta, il paese dove vive la mia famiglia. Secondo mia nonna Diamante, invece, a salvarmi è stato Padre Pio, che lei ha pregato per trenta giorni e trenta notti. Secondo mio padre, me e il dottore è più realistico che sia stata la penicillina, o forse l'azione combinata di tutti e tre". "Affrontare la propria oscurità è l'unico modo per conoscere sé stessi. Per sfidare la soglia del dolore ci vuole fegato, le anime coraggiose che lo fanno spesso soffrono per una causa più grande. Per poter provare il vero piacere, sono convinti che bisogna provare anche il vero dolore. Per loro, il dolore da accesso al senso della vita. Comunque la si scelga di vedere, tutte le ferite alla fine guariscono e le cicatrici che portiamo ci ricorderanno sempre con orgoglio del dolore che abbiamo provato. Dopotutto, ciò che non uccide ti fortifica", aveva raccontato sui social lo scorso ottobre il judoka, che aveva iniziato a praticare judo grazie al fratello Michael, venuto a mancare Il 19 novembre 2021 in seguito a un arresto cardiaco. "I miei genitori quando ero piccolo hanno fatto molti sacrifici per farmi allenare, ma loro hanno sempre creduto in me. Mi ricordo che un giorno a casa avevo visto mia mamma tra bollette e preoccupazioni e le avevo detto: Non preoccuparti mamma, un giorno diventerò il judoka più forte del mondo e penserò io a tutto", aveva raccontato Fabio Basile a Verissimo. Nel 2000, a solo 6 anni, Fabio era rimasto affascinato dalle Olimpiadi di Sidney e aveva deciso che un giorno anche lui avrebbe partecipato ai Giochi Olimpici. Il campione - che a 15 anni aveva ricevuto anche una diagnosi di dislessia, a causa della quale era stato bullizzato dai compagni di scuola - nel 2013 aveva conquistato il bronzo sia ai Giochi del Mediterraneo a Mersin, nella categoria 60 kg, sia ai campionati europei giovanili di Bucarest. Graduato dell'Esercito Italiano, del cui gruppo sportivo fa parte dal 2013, aveva continuato ad allenarsi nell'Akiyama di Settimo Torinese del Maestro Pierangelo Toniolo, società dove Fabio Basile aveva cominciato la sua carriera agonistica.

Fabio Basile, dai successi nel judo alla tv

Fabio Basile nel 2016 aveva partecipato ai Campionati Europei di Kazan, classificandosi al terzo posto, e alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, nella categoria 66 kg, dove aveva conquistato la medaglia d'oro. "I primati mondiali sono fatti per essere battuti, un oro olimpico resta per sempre", aveva scritto a giugno, ricordando la sua vittoria sui social, il judoka, che a Verissimo aveva raccontato: "Dopo quella vittoria ho pagato il mutuo dei miei genitori e ho comprato a mio padre la macchina che aveva sempre sognato". Fabio Basile nel 2017 aveva poi ricevuto l'onorificenza di Commendatore da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e aveva partecipato al programma tv Ballando con le Stelle, classificandosi al secondo posto. Nel 2018 il judoka aveva preso parte alla terza edizione del Grande Fratello Vip, venendo eliminato nel corso della nona puntata del programma: "Il GF Vip è stata un'esperienza che mi ha dato tanto, non mi sono pentito di averla fatta. Il judo mi ha sempre insegnato una certa disciplina, e questo mi ha permesso di andare dritto per la mia strada, mantenendo il rispetto per le persone", aveva raccontato Fabio Basile a Verissimo. A febbraio del 2019 il judoka veva partecipato al Grand Slam di Parigi, conquistando la medaglia di bronzo, e nel 2021 aveva preso parte alle Olimpiadi di Tokyo 2020, in cui era stato eliminato al primo turno.

Fabio Basile e il dolore per la morte del fratello

Fabio Basile a novembre dello scorso anno aveva vissuto il dolore della morte del fratello Michael, scomparso a soli 31 anni in seguito ad un arresto cardiaco mentre si trovava nella sua abitazione. "Ciao Mike, sangue del mio sangue. Ti ho voluto bene. Mi mancherai tanto", aveva scritto su Instagram il judoka, ricordando il fratello. "Ti abbiamo voluto con tutto il cuore e quando sei arrivato hai riempito la nostra vita di gioia. Eri così piccolo e fragile, e anche da grande lo eri. Duro fuori e tenero dentro", erano state, invece, le parole dedicate dalla madre Tiziana al figlio scomparso. "Buon compleanno fratello mio. Nessuno potrà mai dimenticarti, impossibile. Ti voglio bene", aveva scritto invece a novembre sui social Fabio Basile, nel giorno del compleanno del fratello.

Fabio Basile, l'infortunio e l'operazione

Fabio Basile a settembre aveva subito un'operazione a seguito di un infortunio e aveva annunciato di doversi prendere una pausa dal judo. "Un brutto infortunio mi fermerà per molti mesi dal judo e dalle competizioni. Mi sottoporrò a un'operazione chirurgica, poi farò riabilitazione e tornerò a prendermi il trono", aveva scritto ad agosto su Instagram il judoka, che un mese dopo aveva condiviso alcune foto dall'ospedale, a corredo delle quali aveva scritto: "Operazione fatta, è andato tutto bene". "Tutti abbiamo delle motivazioni. A fare la differenza è la capacità di tenerle vive nonostante gli ostacoli", aveva aggiunto il campione, citando una frase del suo libro. "42 giorni dopo l'intervento chirurgico... Ora capite perché ho scritto un libro con titolo L'impossibile non esiste?", aveva scritto a novembre a corredo di un video dei suoi allenamenti. "In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno", aveva aggiunto Fabio Basile di recente a corredo di un altro post su Instagram.

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