Pietro Orlandi commenta a Verissimo l'ipotesi che i resti di sua sorella Emanuela, scomparsa 42 anni fa, potrebbero essere stati sepolti nella Casa del Jazz di Roma. "Ogni volta che si scava a Roma e si trova qualcosa si pensa subito a Emanuela", afferma Pietro Orlandi, che non esclude del tutto questa nuova pista.
"Per quanto mi riguarda ci sono delle coincidente. La Casa del Jazz è una grande villa che era gestita dal Vicariato di Roma, dal Cardinale Poletti, che poi l'ha venduta a Nicoletti, considerato il cassiere della Banda della Magliana. L'ha venduta a un miliardo di lire, quando il valore si stimava fosse circa 27 miliardi di lire. Quindi ci sarebbero dei legami. Ma quello che mi ha fatto pensare è quando ho visto un servizio sulla galleria sotterranea della villa", afferma Pietro Orlandi.
E spiega: "Quando ho visto quelle immagini, mi sono ricordato che qualche anno fa ho incontrato una persona legata alla 'Ndrangheta, che mi disse che Enrico De Pedis gli aveva raccontato di aver ucciso Emanuela, di averla soffocata il giorno stesso con una cravatta. Era un favore che gli avevano chiesto. Quella persona disse anche che De Pedis gli aveva mostrato anche il muro dietro al quale c'erano i resti di Emanuela e si entrava in una sorta di cunicolo".
"La villa fu venduta dopo il 1983 (anno della scomparsa di Emanuela ndr), quindi se si dovessero trovare i resti di Emanuela lì, ed Emanuela fosse morta il giorno stesso, all'epoca la villa era sotto il Vicariato di Roma", aggiunge Pietro Orlandi, che, però esclude categoricamente il coinvolgimento dello zio nella sparizione della sorella: "È stato fatto un servizio solo per infangare la nostra famiglia. Mio zio, che non c’è più, non ha nessun ruolo nel caso di mia sorella Emanuela”
Nonostante siano passati 42 anni dalla scomparsa della sorella, Pietro Orlandi non è disposto a rinunciare alla sua battaglia: "Bisogna arrivare alla verità, non accetto più questa situazione".