Andrea Carnevale ripercorre a Verissimo la sua drammatica storia, segnata dall'uccisione della madre Filomena dal padre Gaetano Carnevale.
"Papà era malato di schizofrenia, geloso di mia madre, ossessionato dal fatto che lo tradisse. Le serate a casa Carnevale erano a dir poco drammatiche, volavano schiaffi, pentole. Era una continua violenza, non lo auguro a nessuno. Non sono fiero di essere figlio di Gaetano Carnevale. È stato un uomo vile, cattivo e brutale, che mi ha portato via mia mamma", afferma l'ex calciatore, 64 anni.
Andrea Carnevale aveva 14 anni quando è accaduta la tragedia: "Mio padre ha ammazzato mia madre nel fiume, mentre stava lavando i panni, con un'accetta. Quel giorno non ho perso solo mia madre, ma anche mio padre". Nonostante la giovanissima età, l'ex calciatore aveva provato a denunciare le violenze domestiche ai carabinieri: "Eravamo traumatizzati dalle continue violenze, così io e mio fratello andammo dai Carabinieri, ma il Maresciallo di allora ci disse: 'Fino a quando non vediamo il sangue non possiamo fare nulla'". Una frase che rimase scolpita nella testa di Andrea Carnevale: "Quando mio padre ammazzò mia madre, ho preso i resti del cervello di mia madre, li ho messi in un vaso e li ho portati in caserma. Ho detto al Maresciallo: 'Voleva il sangue, eccolo qua'. Le istituzioni potevano fare qualcosa per mia madre, ma non l'hanno fatto".
Dopo l'assassinio Gaetano Carnevale è stato internato nel manicomio criminale, da cui uscì dopo sei anni. "Quando tornò a casa, ci fu un episodio di violenza nei miei confronti, intervenne mio fratello. Papà salì al secondo piano della nostra casa e si buttò davanti a noi. Morì dopo due giorni. Ero quasi contento perché voleva dire la morte di un uomo malato, che avrebbe potuto ripetere una tragedia simile. Ci eravamo liberati di un uomo violento".