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L'INTERVISTA25 novembre 2025

La forza di una donna, intervista alla doppiatrice di Bahar: "Özge Özpirinççi è così viva che mi ha reso tutto facile"

L'intervista esclusiva alla doppiatrice Valentina Favazza, voce della protagonista della serie
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Pubblichiamo l'intervista che la voce italiana di Bahar in La forza di una donna Valentina Favazza ha rilasciato in esclusiva a Dreamers and Love Magazine, il mensile dedicato ai protagonisti delle serie turche più amate. Per altri contenuti il nuovo numero ti aspetta in edicola oppure su dreamersmagazine.mediaset.it

L'attrice Özge Özpirinççi, nei panni di Bahar Sarıkadı, in una scena di La forza di una donnaL'attrice Özge Özpirinççi, nei panni di Bahar Sarıkadı, in una scena di La forza di una donna

Voce dolce, limpida, capace di attraversare il dolore senza mai alzare i toni: Valentina Favazza è il volto invisibile e imprescindibile di Bahar, protagonista de La forza di una donna. "Non ho potuto prepararmi in anticipo", racconta "ma è stato tutto naturale: Özge Özpirinççi ha reso semplice ogni cosa". Attrice di voci e di sfumature, Favazza parla del doppiaggio come di un atto di empatia, dove la forza non nasce dal clamore ma dalla verità.

Bahar è un personaggio di grande intensità, sempre sospesa tra dolore e speranza. Come ti sei preparata per interpretarla? Hai qualche vissuto simile?
"Non ho potuto prepararmi in anticipo, come accade in qualsiasi altro lavoro di doppiaggio, perché noi doppiatori scopriamo il progetto solo il giorno stesso in cui entriamo in sala. Nel caso di Bahar, però, è stato tutto semplice... o meglio, naturale. L'attrice (Özge Özpirinççi, ndr) ha interpretato il personaggio in modo così profondo e autentico che per me è bastato "spalmarmi" sul suo modo di viverla".

Cosa ti piace di Özge Özpirinççi?
"La trovo estremamente intensa ed è un onore per me darle la mia voce. Lei mi ha reso tutto facile, anche nelle difficoltà, perché la sua recitazione era talmente viva da guidarmi senza sforzo".

Che emozioni hai provato?
"Emotivamente è stato intenso, a tratti spaventoso, ma anche potente. Io non ho esperienze simili a quelle di Bahar: veniamo da mondi diversi, anche per background e cultura. Però, come tutti, ho i miei dolori personali, e inevitabilmente ho attinto a quelli per darle voce, anche se non sono gli stessi del personaggio".

Qual è stato il momento più difficile da doppiare, quello che ti ha messo alla prova come attrice?
"Il momento più difficile da doppiare è stato quello in cui Bahar rivede per la prima volta suo marito. Personalmente non ho mai trovato questo personaggio troppo gradevole come uomo, ma fa parte del mestiere: bisogna calarsi nei sentimenti del personaggio anche quando non si condividono. Immagina questo: per anni curi le ferite di un’assenza, insegni ai tuoi figli a gestire il lutto, e poi quella persona ritorna, viva. Tutto ciò che avevi costruito dentro di te si sgretola in un attimo. È una scena che ho trovato dolorosa, perché dietro la gioia del rivederlo c’è il dolore di dover ricominciare da capo".

C'è una scena o una battuta che ti è rimasta dentro?
"Ci sono molte scene che mi hanno toccata, anche perché io sono mamma e mi ritrovo spesso nelle emozioni di Bahar. Tutte le scene con i figli mi trovano molto partecipativa… Se dovessi ricordare una frase, direi quando le amiche le chiedono “Come riesci a far fronte a tutto questo?”, e lei risponde semplicemente “Sono una madre”. Trovo questa cosa molto potente".

La voce di Bahar è spesso modulata, non grida quasi mai ma è piena di forza e di garbo. Fa parte di te?
"Alberto Porto, il responsabile dell'edizione italiana per Mediaset, mi ha scelto e lo ringrazio insieme alle direttrici del doppiaggio di questo progetto, Annarita Pasanisi e Alessandra Grado, delle ottime guide. Lui quando mi ha assegnato il ruolo ha detto “Sei tu Bahar, vedi tu”. Nel doppiaggio non si caratterizza mai la voce, a meno che non sia richiesto, si lavora solo sull'interpretazione".

In altre parole, rispecchia anche come sei tu?
"Sì. La forza di Bahar non viene dal clamore".

Se avessi la possibilità di conoscere dal vivo Bahar cosa le diresti?
Magari potessi conoscerla! È una persona che muove in me molte emozioni. Se potessi passare un pomeriggio virtuale con lei, le ricorderei il suo valore. Lei sa di essere forte, ma per gli altri... e invece io penso sia una fonte inesauribile di meraviglia. Avrebbe bisogno di uno specchio spirituale per rendersene conto".

Hai doppiato grandi attrici come Jennifer Lawrence e Alicia Vikander. Come si affronta la responsabilità di dare voce a volti così noti?
"La responsabilità è sempre la stessa. Ovviamente quando ti trovi davanti a un'attrice colossale, o un progetto colossale, i tempi sono diluiti, per curare il dettaglio. Il doppiaggio è un mondo artigianale, siamo artigiani dell’arte, ed è bello avere tempo per rifinire. In generale metto la stessa devozione, sia su Alicia Vikander che in progetti minori".

Se dovessi scegliere una sola voce tra i tuoi ruoli per rappresentarti, quale sarebbe e perché?
"Direi una crasi tra Gerda Wegener, interpretata da Alicia Vikander in Danish Girl, e il personaggio di Maud Watts interpretato da Carey Mulligan in Suffragette. Tendo a riconoscermi in ruoli di donne forti... con le loro fragilità. Può sembrare una cosa scontata, ma nel periodo storico che viviamo fa bene ripeterlo: c’è tanta forza nelle donne".

Il tuo compagno è un doppiatore: a casa "portate" il lavoro o chiudete tutto fuori?
"No, non lo portiamo a casa. A meno che non ci sia qualcosa che ci colpisce tanto, e allora diventa argomento di conversazione. Sicuramente parliamo la stessa lingua, fare lo stesso mestiere da liberi professionisti è un bel vantaggio, c'è grande stima. Ne parliamo ma con leggerezza, mai come zavorra".