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06 maggio 2022

Raoul Bova è Roberto

Coraggioso, dominato da uno spirito d'avventura: vuole dimostrare la sua innocenza

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Raoul Bova è Roberto

Nella sua vita precedente – la brillante vita che si è interrotta con l’omicidio di sua moglie Beatrice e con un’ingiusta condanna – Roberto era un fotoreporter indipendente. Coraggioso, dominato da uno spirito d’avventura che lo ha portato sugli scenari più interessanti del mondo, aveva scelto di puntare il suo sguardo dove era più difficile osservare, dove era possibile mostrare un’altra verità rispetto a quella che tutti immaginano o conoscono. Il suo dono era, ed è, vedere ciò che gli altri non vedono, saper cogliere un dettaglio, un volto, un gesto che rivela una verità più profonda, emotiva, qualcosa che va ben oltre la mera cronaca degli eventi. Nonostante stesse spesso fuori città per lavoro, dieci anni fa Roberto aveva una bellissima famiglia, una casa e una bambina, Giulia. Beatrice intanto era diventata un avvocato, assunta dal prestigioso studio Bonetto, uno dei migliori di Torino, e aveva deciso di occuparsi dei casi che coinvolgevano le persone più in difficoltà, seguendo anche quelli pro bono, dedicandosi completamente al servizio della giustizia a tutela di chi non poteva permettersi una costosa difesa legale. Ma una notte Beatrice morì, uccisa brutalmente nella loro casa e Roberto venne arrestato, accusato di un gesto orribile, e condannato a 30 anni di carcere. Roberto sapeva di avere una sola possibilità per recuperare la sua vita: dimostrare la sua innocenza. Per questo motivo negli ultimi dieci anni ha studiato giurisprudenza, ha appreso, si è appassionato, ha lottato per poter ottenere giustizia. La sua attitudine a “svelare” una verità invisibile agli occhi degli altri gli è tornata molto utile in questo inaspettato campo di azione. Dopo dieci anni di detenzione, l’uomo è riuscito così a far riaprire il suo caso grazie a un dettaglio relativo alla notte in cui Beatrice è morta, qualcosa che nessuno prima di lui aveva notato e che lo ha scagionato definitivamente. L’uomo che esce dal carcere dopo dieci anni conosce sulla propria pelle il dolore dell’ingiustizia, sa cosa significa vedersi chiudere in una cella per qualcosa che non si è commesso, ha provato la perdita di tutto ciò che aveva di bello e importante prima della condanna. Il dolore e il senso di giustizia sono il motore che anima la sua nuova esistenza. Roberto esce dal carcere con una missione: trovare l’assassino di sua moglie e recuperare sua figlia Giulia. E per farlo deve abbracciare la sua nuova vita, la vita che ha imparato in carcere, che lo vedrà difendere degli innocenti e cercare strenuamente “la verità che non vedono tutti”.

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