Tiziano Ferro parla della depressione: “C’è ancora lo stigma: depresso quindi pazzo”
Il cantante parla in un'intervista del suo nuovo singolo Addio mio amore, in cui racconta della depressione di cui ha sofferto
"Addio mio amore/Da quale parte si vede/Quella scheggia nell'anima/Quella freccia nel cuore/Che provo a strappare via ogni giorno /Mentre distraggo il mondo con un sorriso": canta Tiziano Ferro nel suo nuovo brano Addio mio amore, in cui parla della depressione di cui ha sofferto. Per quanto riguarda il singolo, in un'intervista a Repubblica il cantante dice: "Mi sono pentito di aver detto di cosa parli la canzone, volevo lasciare l’ambiguità. A volte parla di depressione chi non la conosce. Ho immaginato questa donna affascinante con una capacità di manipolazione. Colpisce i geni e anche gli stupidi, è democratica. Il dolore alla fine diventa la tua zona di conforto, lo conosci al centimetro". Parlando invece della malattia, Tiziano Ferro aggiunge: "La depressione cronica va curata con la chimica, come si cura il diabete, e con un percorso psichiatrico. Il problema è lo stigma: depresso, quindi pazzo". "Ricordo che da bambino, mentre gli altri a scuola giocavano, io guardavo il cielo e tutto mi dava angoscia. Pensavo: 'Sono fatto così'. In realtà, oltre alla terapia psicologica va riequilibrata la serotonina", afferma il cantante nell'intervista e racconta che anche sua nonna ha sofferto di depressione: "Lei era completamente sedata. Io voglio vivere bene, quelle terapie sono obsolete".
Tiziano Ferro: "Non vizio i miei figli"
Parlando del tour invece Tiziano Ferro afferma che coglierà l'occasione per portare in Italia i figli Margherita e Andres: "Ci tengo che vedano cosa fa il papà". Nell'intervista, il cantante parla anche dei suoi bambini: "Con loro mi diverto da morire". Tiziano Ferro assicura che ci tiene che i figli non crescano viziati: "La disciplina è la forma d’amore più grande che puoi dare. Qui in California c’è la teoria allucinante che i bambini possono fare quello che vogliono. Le tate ai colloqui erano terrorizzate: 'Si può dire no?'. Ma devi dire no mille volte".