Morte Gianmarco Pozzi, il padre non accetta l'archiviazione: "Oggi sono più arrabbiato di prima"
A Pomeriggio Cinque parlano il padre Paolo e la sorella Martina che si oppongono all'archiviazione del caso e chiedono verità dopo quattro anni di sofferenza
Quattro anni dopo la misteriosa morte di Gianmarco Pozzi, la procura di Cassino ha richiesto l'archiviazione del caso, ma la famiglia del giovane campione di kickboxing, trovato senza vita sull'isola di Ponza nel 2020, non si arrende. Il padre Paolo e la sorella Martina intervengono in studio a Pomeriggio Cinque.
Paolo Pozzi dice di sentirsi colpevole per aver fatto cremare il corpo di suo figlio, pensando inizialmente che si trattasse di un incidente. "Mi sento colpevole ad aver cremato mio figlio, ma lei [il Pubblico Ministero] è responsabile quanto me", dichiara visibilmente commosso. "Gli assassini di Gianmarco sono in libertà, questo è il problema", aggiunge.
La sorella Martina Pozzi ribadisce la sua determinazione: "Gianmarco deve avere giustizia, noi non ci fermiamo". Poi risponde alle accuse di chi l'ha dipinta come una persona che mentiva sulla figura del fratello: "Non l’ho mai fatto. Se mio fratello aveva sbagliato doveva pagare, ma non con la vita. Era uno zio premuroso e dentro alla famiglia era una persona diversa da quello che era all’esterno".