Alex Schwazer: “Non smetto di essere un atleta e continuo a inseguire il mio sogno”
"Ho subito un'ingiustizia che purtroppo non si potrà più rimediare", ha detto il marciatore a Le Iene

"Quasi sette anni fa mi trovavo in una stanza d'albergo a Rio de Janeiro. Ero pronto a tornare a marciare alle Olimpiadi otto anni dopo la mia vittoria a Pechino e dopo una squalifica per doping. Quella di Rio era la gara del mio riscatto, la gara per cui mi preparavo da due anni, dando ogni giorno il massimo di quello che potevo dare. Eppure non ho potuto farla". Alex Schwazer racconta a Le Iene la squalifica alle Olimpiadi di Rio 2016 avvenuta in seguito a una decisione del Tas che lo aveva squalificato per otto anni con l'accusa di doping. L'atleta spiega: "I giudici del Tas, il Tribunale internazionale dello sport, mi hanno ritenuto colpevole e mi hanno impedito di scendere in strada a marciare. Quasi cinque anni dopo un tribunale ordinario italiano mi ha scagionato da ogni colpa per non aver commesso il fatto. Io quella gara avrei potuto e dovuto farla. Ho subito un'ingiustizia che purtroppo non si potrà più rimediare". Nonostante gli ostacoli, Alex Schwazer spiega di non avere mai abbandonato il suo animo da sportivo: "Oggi mi dovrei sentire un ex atleta, ma la verità è che io non mi sento come tale. Meglio ancora: non mi sono mai sentito come un ex atleta, perché se senti una passione dentro di te, allora nessun episodio te la potrà togliere. Resiste a tutto. Si dice che una madre non smetta mai di essere una madre e credo che neanche un atleta smetta mai di essere un atleta e, a volte, quando seguo uno dei miei durante i loro allenamenti, capita pure che la mia testa si prepari, si alleni e gareggi. La giustizia sportiva non mi ha permesso di vivere fino in fondo il sogno di tornare alle gare, ma il mio sogno invece continua ad esserci dentro di me ed io continuo ad inseguirlo con o senza gare".
Alex Schwazer a Verissimo: "Sapevo di essere innocente"
Il marciatore Alex Schwazer aveva parlato a Verissimo del suo stato d'animo dopo la squalifica per doping nel 2016: “Ho aspettato così tanto questo momento che non me ne sono ancora reso pienamente conto. Nelle prossime settimane ripenserò a quello che è successo in questi anni. Quando è iniziata questa cosa non avevamo certezze che saremmo riusciti a dimostrare la mia innocenza e non sapevamo quando questo sarebbe potuto accadere”. In merito al fatto che le provette siano state alterate, aveva detto: “Ho un’idea su chi possa essere stato però bisogna saperlo dimostrare. Se sapessi i nomi li avrei già detti tempo fa nelle dovute sedi”. L'atleta aveva poi aggiunto: "È stato un complotto nei miei confronti”. “Ci sono stati degli alti e bassi. Il mio mondo, quello dello sport, mi ha fatto stare male. Non ho avuto nessun crollo psicologico perché sapevo di essere innocente. Dentro di me ho sempre avuto la speranza di fare chiarezza”, aveva dichiarato il marciatore.