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L'INTERVISTA
27 giugno 2025

Tradimento, İlayda Çevik: "La mia Ipek? Una bambina ferita"

L'attrice che interpreta Ipek in Tradimento si racconta in esclusiva

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Ipek in Tradimento
Ipek in una scena di Tradimento

Pubblichiamo l’intervista che l'attrice di Tradimento İlayda Çevik ha rilasciato in esclusiva a Dreamers Magazine, il mensile dedicato ai protagonisti delle serie turche più amate. Per altri contenuti il nuovo numero ti aspetta in edicola oppure su dreamersmagazine.mediaset.it

Capelli color moka, occhi di ghiaccio, pelle di porcellana: nella maggior parte delle soap turche abbiamo conosciuto İlayda Çevik come una donna machiavellica, cervellotica e fatale. A volte, però, dietro la sua maschera algida, si nasconde un’anima spaventata e tormentata dalla vita.

Come nel caso di İpek, ragazza pericolosa che si porta dietro traumi irrisolti. “Mi sono documentata sulla condizione di İpek, ho lavorato sul suo passato insieme ai registi e allo sceneggiatore. È stato impegnativo ma entusiasmante”.

Avevamo già intervistato İlayda per il suo lavoro in Terra Amara, la ritroviamo in Tradimento in un personaggio altrettanto controverso. Ama il contatto viscerale con la natura, popola i suoi spazi sia di solitudini che di socialità, e — non dimentichiamolo — ha condiviso le sue giornate di lavoro con i “superbelli” dei dizi come Kerem Bürsin e İbrahim Çelikkol, ma non saprebbe scegliere tra loro, perché “sono tutti disciplinati e rispettosi”.

Se potesse portare nei giorni nostri qualcosa degli anni ’70 di Terra Amara punterebbe su una macchina fotografica analogica. “All’epoca, immortalare un momento non era una reazione istantanea usa e getta; era un gesto consapevole. Dovevi fermarti, scegliere l’inquadratura, dare valore al momento. Mi piacerebbe tornare a vivere con quella consapevolezza”.

İlayda, come ti sei preparata per interpretare İpek Okuyan in Tradimento? Da dove sei partita? “La mia priorità è stata comprendere il background psicologico di İpek. Per una questione di rispetto dei confini, nella sceneggiatura la sua condizione non è specificata. Tuttavia, come si allude in una scena in cui parla di farmaci, İpek ha chiaramente un disturbo mentale documentato. Voi avete capito di cosa si tratta?”.

Che tipo di lavoro hai svolto? “Il primo passo è stato approfondire facendo delle ricerche su quella condizione. Poi ho lavorato insieme ai nostri registi e allo sceneggiatore per esplorare il passato di İpek. Con le informazioni a disposizione e un po’ di intuito, mi sono concentrata su ciò che İpek prova oggi, su come esprime quei sentimenti e su come li elabora interiormente. È stato un percorso creativo impegnativo ma entusiasmante... come sempre!”.

İpek, Betül (Terra Amara) e Balca (Love is in the Air) sono personaggi che potrebbero essere visti come “antagonisti”. Cosa ti attira in questi ruoli complessi e come riesci a renderli umani e profondi? “Questa è una delle cose più belle che potessi sentirmi dire come attrice... grazie. Mi rende felice e mi conferma che sono sulla strada giusta. Come dicevo, per me la priorità è sempre capire la profondità psicologica di un personaggio. Cerco di non giudicarli dall’esterno, ma di viverli sinceramente".

Come ti rapporti ai personaggi considerati "cattivi"? Anche loro hanno un'anima? "Certo. Spesso le parti più interessanti di un ruolo sono quelle nascoste tra le righe, cose che non sono scritte esplicitamente nella sceneggiatura. Adoro perdermi in quegli strati invisibili. Potrà sembrare un cliché, ma non credo nel bene o nel male assoluti. In ognuno di noi convivono entrambe le forze, e ciò che prevale dipende dalle nostre scelte. Nel mio ruolo di narratrice, credo che il miglior contributo che possa dare sia rendere visibili e autentiche quelle sfumature di grigio".

terra amara anticipazioni 1 aprile
Ilayda Çevik (Betül Arcan) e Altan Gördüm (Hasmet Çolak) in Terra amara

Terra Amara è ambientata negli anni ’70, molto diversa dal mondo moderno di Tradimento. Hai apprezzato i costumi e l’ambientazione storica? Riesci a immaginarti come sarebbe stato vivere in quegli anni? "Più che immaginarmelo… l’ho vissuto davvero, in Terra Amara (Sorride). Scherzi a parte, è stata un’esperienza davvero speciale far parte di una storia ambientata nell’Adana degli anni ’70. Quell’epoca offre un mondo completamente diverso, non solo a livello estetico ma anche sociale e culturale".

Cosa ti è rimasto di questi anni ’70? "Terra Amara mi ha dato l’opportunità per sentire, respirare ed esplorare quell’epoca. La semplicità, l’innocenza e il ritmo della vita di allora ti entrano inevitabilmente nell’anima. Tornare poi a İpek e alla contemporaneità mi ha fatto rendere conto di quanto abbiamo interiorizzato il ritmo frenetico e le comodità della vita moderna".

Se potessi riportare qualcosa indietro dagli anni ’70, un capo di moda, un oggetto, uno stile di vita, cosa sarebbe? "Probabilmente riporterei indietro le macchine fotografiche analogiche. All’epoca, immortalare un momento non era una reazione istantanea e usa e getta; era un gesto consapevole. Dovevi fermarti, scegliere l’inquadratura, dare valore al momento. Mi piacerebbe tornare a vivere con quella consapevolezza".

E cosa invece lasceresti lì? "Cosa lascerei indietro? Il ruolo sociale della donna in quegli anni. Negli anni ’70 in Turchia la donna era spesso definita solo all’interno del contesto familiare. La sua identità, i suoi sogni, le sue scelte erano secondarie. Anche se oggi ne vediamo ancora dei residui, le donne hanno spazi molto più ampi per esistere. Lascerei volentieri indietro ogni barriera, silenzio e muro invisibile che impediva la loro libertà".

Ti riguardi sullo schermo? Sei critica verso le tue interpretazioni o riesci a goderti il risultato? "Assolutamente sì, e spesso più di una volta! E sì, sono piuttosto critica. Credo sia l’approccio giusto. Chiedo anche feedback a persone di cui rispetto l’opinione. Per me la critica è uno strumento costruttivo. Recitare non è solo esibirsi, è una professione che richiede crescita costante, rinnovamento e introspezione. Ma, ovviamente, tutto questo non mi impedisce di godermi il lavoro quando lo rivedo!".

Hai lavorato con alcuni degli attori più affascinanti della TV turca, tra cui Kerem Bürsin e İbrahim Çelikkol. Qualcuno ti ha colpita in particolare per carisma o talento? "Ho avuto la fortuna di lavorare con attori di grandissimo talento e dedizione. Tutti sono disciplinati, rispettosi e danno grande valore ai progetti. Non potrei sceglierne uno".

İpek ha un rapporto complicato con suo padre, Ali Sezai. Cosa pensi della loro dinamica? "Sì, purtroppo il rapporto tra İpek e suo padre è profondamente ferito. I traumi del suo passato sono profondi. Lei ritiene il padre – e indirettamente anche Güzide – responsabili della morte della madre. Queste ferite mai guarite hanno generato in lei blocchi emotivi enormi. I suoi disturbi dell’umore non sono solo neurologici o psicologici, ma anche scatenati da questo passato traumatico".

Chi è davvero İpek? "Nel profondo, İpek è una bambina che aspetta che il padre rimedi alle ferite che le ha causato. Come tutti i figli, desidera amore incondizionato. Quando non riesce a sentirlo, quando accetta mentalmente e nel cuore quell’assenza, il dolore si trasforma in rabbia, e a volte anche in aggressività".

Se potessi vivere un giorno nei panni di uno dei tuoi personaggi, chi sceglieresti? "Che bella domanda! Non ci avevo mai pensato. Molti dei personaggi che ho interpretato hanno un grande tumulto interiore, quindi è difficile scegliere. Ma se dovessi farlo, direi proprio İpek. Mi piacerebbe scoprire se riuscirei a farle provare un po’ di autentica compassione verso sé stessa, anche solo per un giorno".

Nel tempo libero preferisci la solitudine e la pace o essere sociale? "Il mio tempo libero ha due dimensioni. Quando lavoro in una serie mainstream, specialmente su un canale importante, il ritmo è intenso: quattro o cinque giorni a settimana sul set, per molte ore. Quindi il tempo che resta lo dedico quasi sempre al riposo, alla solitudine e alla ricarica. Ma, tra un progetto e l’altro, amo socializzare di più e investire nella mia crescita personale per prepararmi a ciò che verrà".

Qual è il tuo rapporto con la moda? Segui le tendenze o preferisci uno stile personale? "Non seguo molto da vicino le tendenze. Ovviamente, con i social media e il marketing ovunque, è difficile evitarle del tutto. Ma in generale preferisco creare il mio stile con capi più senza tempo e originali. Se qualcosa di trendy rispecchia davvero la mia vibrazione, allora lo indosso volentieri...ma non solo perché va di moda".

Qual è il complimento più bello che ti ha fatto un fan? Te lo ricordi ancora? "Ecco la domanda che stavo aspettando! Ultimamente mi sto appassionando molto all’astrologia. Sto studiando il mio tema natale e quelli delle persone a me care, per capire come possa aiutarci a crescere. Credo che una persona non possa essere definita solo dal segno solare. Siamo esseri complessi, pieni di sfumature. Detto ciò, mi riconosco in alcuni tratti classici del Capricorno. Come si dice… i Capricorno sono instancabili e testardi (Ride)".

Su Instagram ti vediamo spesso circondata da fiori. Li ami così tanto? Hai la casa piena di piante o preferisci godertele nella natura? "Abbiamo parlato di segni zodiacali. Io ho una forte componente terra nel mio tema natale, e quindi i fiori, le piante e il contatto con la natura sono molto importanti per me. Stare nella natura è una delle cose che più mi fanno sentire radicata. Poi certo, prendersi cura delle piante in casa è un impegno diverso: richiede dedizione e pazienza. Sto cercando di migliorare anche in questo, perché credo che il contatto con la natura non sia solo sentirla… ma anche esserci, prendersene cura, assumersi responsabilità".

C’è un regista internazionale con cui sogni di lavorare? Perché? "È difficile scegliere, ma se dovessi nominarne uno direi Michael Haneke. È un regista raro, capace di mettere a nudo le parti più vulnerabili e crude della natura umana. Interpretare un personaggio in uno dei suoi mondi non sarebbe solo raccontare una storia, sarebbe un’opportunità profonda per lasciare un segno nell’anima dello spettatore. Un viaggio con Haneke sarebbe una vera esplorazione interiore. Solo pensarci mi emoziona!".

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